L’eremo di Santa Caterina del Sasso raccontato dal business center OfficeNow.
Continua la nostra ricerca di posti unici da visitare nella provincia di Varese.
Dopo aver illustrato gli scavi archeologici di Castelseprio, il borgo con spiccate caratteristiche toscane di Castiglione Olona e il cammino lungo la salita del Sacro Monte di Varese, oggi il business center OfficeNow vi porta alla scoperta dell’eremo di Santa Caterina del Sasso.
La sua storia ha quasi dell’incredibile ed è lunga quasi mille anni!
Già il nome del luogo dovrebbe far nascere qualche domanda: come mai ‘del sasso’?
La vicenda narra che Alberto Besozzi di Arolo, a seguito di un voto fatto, decide di iniziare la sua vita da eremita proprio all’interno di una grotta del Sasso Bà llaro.
Questo ‘sasso’ si trova lungo le rive del Lago Maggiore, in provincia di Varese, e in principio non c’era che la grotta nella quale si trasferisce il nostro eremita fondatore.
Pochi anni dopo il suo trasferimento, una pestilenza fa la sua comparsa e la popolazione di Arolo si rivolge, preoccupata, al pio eremita.
La costruzione del sacello
Alberto Besozzi invoca quindi la grazia a Santa Caterina e chiede, in cambio, che venga eretto un sacello.
Questo dovrà essere il più possibile simile a quello che si trova sul monte Sinai e che custodisce i resti mortali della Santa.
Dopo la morte del beato, aumenta il pellegrinaggio di persone che si recano al sacello di Santa Caterina, dove è stato sepolto.
Le richieste di grazia e di salvezza crescono sempre più. Tanto che nel 1270 una nobile famiglia di Ispra decide di costruire la cappella di Santa Maria Nova per assolvere a un voto fatto.
Il riconoscimento come monumento nazionale
Dopo secoli di vita, grazie alla presenza di diversi, ma mai numerosi frati appartenenti alla regola di Sant’Agostino e aggregati agli eremitani di S. Ambrogio ad Nemus di Milano, è solo nel 1914 che l’eremo di Santa Caterina del Sasso viene nominato monumento nazionale.
Le condizioni del luogo, mai veramente ristrutturato e ormai con molti secoli sulle spalle, sono piuttosto decadenti. È per questo che nel 1970 viene incaricato l’architetto Ferdinando Reggiori di procedere con un progetto di consolidamento e restauro.
Purtroppo una cronica mancanza di fondi e un nuovo cedimento franoso fanno sì che i lavori vengano interrotti e mai completati.
L’atteso restauro
Finalmente nel 1986, a seguito di un imponente lavoro di restauro e di messa in sicurezza delle rocce che sovrastano l’eremo e che lo sorreggono, il Cardinale Carlo Maria Martini consacra nuovamente il monastero del Sasso Bà llaro.
L’attuale complesso è costituito da tre nuclei distinti: il convento meridionale, il conventino e la chiesa.
Per accedere alla struttura, la popolazione di Leggiuno ha creato, verso la fine del 1500, un irto sentiero composto da 267 gradini.
Lungo la scalinata si può scorgere la bellezza del Lago Maggiore e dei monti che lo circondano.
Arrivati alla fine del sentiero, si attraversa il vecchio orto dei Carmelitani ricoperto da uno splendido pergolato, arricchito da una profumatissima pianta di glicine.
Lasciato alle spalle l’orto, si attraversa un lungo e suggestivo loggiato scandito da sei colonne di granito.
Questo loggiato costeggia quelli che, sempre nel 1500, erano degli alloggi creati per ospitare i pellegrini.
Al termine del loggiato si para davanti ai nostri occhi una lapide in marmo con la seguente iscrizione:
‘EX LIGNEO LAPIDEUS ET EX PENE COLLAPSO RESTITUTUS PER FR JULIUM CAESAREM MARTIGNONIUM ISTIUS AEDIS PRIOREM ANNO 1624 MENSE JUNIJ’
’In altri tempi di legno e quasi caduto in rovina, è stato restaurato dal priore di questo tempio fra Giulio Cesare Martignoni nel mese di Giugno del 1624’
Da qui si giunge al convento meridionale che sembra sviluppato intorno a quella che oggi viene definita aula capitolare.
L’aula capitolare
L’aula capitolare è una stanza gotica dell’inizio del XIV secolo che originariamente era ricoperta da una volta a crociera simile a quella di San Nicolao.
All’interno spiccano un caminetto di marmo con lo stemma dei Carmelitani e i resti di una grande crocifissione del Trecento.
Sulla parete alla destra dell’ingresso, salta all’occhio un affresco del 1439 che raffigura Sant’Eligio mentre guarisce il ginocchio fratturato di un cavallo.
A lato del Santo troviamo Sant’Antonio Abate, patrono degli animali, con il caratteristico bastone munito di campanula che, con il fuoco e l’inseparabile suino.
Nel convento meridionale c’era anche il refettorio monastico.
Qui si ferma il primo appuntamento con Santa Caterina del Sasso.
Come l’eremita aveva bisogno di tranquillità per meditare e pregare, anche tu hai bisogno di concentrazione per lavorare e, tra le tante tipologie di ufficio di OfficeNow business center, troverai sicuramente quella adatta alle tue esigenze.
Continuate a seguirci per avanzare nel percorso e nella scoperta di un Eremo così particolare e unico!